“Sposala e muori per lei” – di Isacco Tacconi

Dopo lo strepitoso quanto inaspettato successo di “Sposati e sii sottomessa”, arriva il sequel tanto atteso: “Sposala e muori per Lei”, firmato Costanza Miriano. Nell’ultimo anno, la giovane scrittrice perugina, romana d’adozione, ha fatto irruzione sulla scena apologetica italiana riportando al centro della discussione comune la figura tradizionale della moglie e madre di famiglia, aggiungendole un pizzico di brio e dinamismo moderno.

Il titolo del suo precedente libro aveva forse spaventato le donne facilmente impressionabili, rievocando immagini di un passato maschilista e oppressivo, cosa evidentemente non corrispondente al contenuto effettivo del volume: non si giudica mai un libro dalla copertina. Parallelamente aveva fomentato gli uomini, che strizzando l’occhio spingevano il gomito verso le mogli o le fidanzate. Ora, però, siamo proprio noi uomini ad essere finiti (passatemi il gioco di parole) nel mirino della Miriano, e non stupirebbe una reazione di irrigidimento alla sua nuova creazione, “Sposala e muori per lei”, da parte dell’orgoglio maschile.

I titoli volutamente provocatori, ma allo stesso tempo incisivi, compendiano una sapienza, che come è evidente, “non è di questo mondo”. Infatti, la Miriano non si è messa a militare per i diritti dell’uno o dell’altra, in uno sforzo d’emancipazione o di prevaricazione, ma si è limitata a fare qualcosa di molto più semplice e sensato: restituire la giusta percezione della figura femminile e parallelamente anche di quella maschile, per la quale tra l’altro, come ha avuto lei stessa a dire più volte, prova molta simpatia! (e la frangia maschile della redazione ringrazia e ricambia).
 
Sottomissione, morire per l’altro, due atteggiamenti cosi difficili da mandare giù per gli uomini e le donne di oggi.Due facce della stessa medaglia, quella d’oro ma pesante dell’Amore, che come si sa solo i campioni perseveranti conquistano. Una sfida all’orgoglio inflessibile dei tempi che viviamo, che non sopporta di piegarsi verso l’altro, che ha in orrore l’obbedienza, che rigetta l’umiltà come debolezza.
 
Nel suo primo libro, che ha avuto una diffusione insperata, la Miriano, sposata con quattro figli e giornalista del Tg3 (quindi madre, moglie e lavoratrice, al di sopra di ogni sospetto), raccontava in forma epistolare le situazioni di amiche in crisi o in dubbio sulla scelta matrimoniale, che a parer suo, mancano l’obiettivo centrale dei loro rapporti sentimentali, proprio perchè accantonano o sottovalutano la vocazione alla maternità, propria ed esclusiva della donna.
 
Il risultato di questa “incorrispondenza” alla propria identità sessuale è un sentimento di frustrazione dei desideri, di insoddisfazione e di infelicità più o meno latente ma molto diffuso nelle donne giovani e meno giovani di oggi. Spesso tale atteggiamento è generato dalla paura di perdere la propria libertà, la propria autonomia, costringendosi nell’angusto spazio domestico del matrimonio, che viene sempre più percepito come la “tomba dell’amore e della passione”.

La Miriano invece insiste molto sulla capacità propria ed “esclusiva” della donna di accogliere e fare spazio all’altro partendo proprio dalla pura e semplice considerazione della sua conformazione biologica, che le permette di essere madre e di accogliere in sé la vita, cioè di far parte di sé ad un’altra creatura. Con quel suo stile frizzante e spiritoso, che piace proprio perché sa ridere di se stesso, ci ricorda che solo chi perde la propria vita la ritrova e la conserva, mentre chi la difende con le unghie e con i denti, la nasconde, e se la tiene ben stretta, se la vede rapidamente scivolare via dalle dita.

 
Una voce controcorrente la sua, che già le ha ottenuto l’inimicizia e l’irrisione di buona parte delle femministe intellettualoidi contemporanee, nonché di qualche maschio effeminato, di quelli che da tempo hanno rinunciato a portare i pantaloni e amano piuttosto farsi una bella ceretta pettorale. Roba da far rabbrividire il buon vecchio Aristotele, che nella sua Etica Nicomachea delineava la figura tradizionale dell’uomo, maschio, responsabile, lavoratore, educatore e pater familias, il quale non avrebbe certo passato ore e ore davanti allo specchio, vanitoso e smidollato.

“Sposala e muori per lei”, un’affermazione chiara e netta che non lascia spazio a equivoci interpretativi, ma che andrebbe recepita come il consiglio saggio, frutto d’esperienza, di una mamma che ha la certezza di cosa sia giusto fare. Quella sicurezza tipica del genitore, che conosce la vita e sa consigliare i dubbiosi e correggere gli erranti, attività che, confessa la Miriano, le risulta molto gratificante, data la, evidentemente non casuale, affluenza di amiche che a lei ricorrono per aiuti e consigli di vario genere.
 
E allora godiamoci questo secondo agile volumetto in arrivo nelle librerie il prossimo 19 settembre (segnatevi la data!), stavolta indirizzato a noi maschietti, ma che immagino sarà apprezzato forse più dal pubblico femminile, come il primo “Sposati e sii sottomessa” lo fu dal festante popolo di uomini alla riscossa. In realtà, poi, chi si è confrontato con il libro e gli articoli della Miriano, uomo o donna che sia, ne è uscito quantomeno divertito, e spesso anche edificato, effetto riuscito grazie alla semplicità della scrittura di Costanza, che rivela la trasparenza e la delicatezza della sua persona: scrive come parla. Lo testimonia il fatto che, quando si comincia a leggerla, non si riesce a smettere.Grazie a lei, dunque, possiamo riscoprire la reciprocità e la complementarità tra l’uomo e la donna, la loro interdipendenza, metaforicamente descritta dal famoso mito platonico dell’uomo spaccato in due che cerca l’altra metà di se stesso. “Maschio e Femmina LO creò” recita l’originale ebraico del celebre passo della Genesi, proprio per sottolineare la completezza e l’unità dell’essere umano, che trova compimento nell’atto sponsale unitivo e procreativo, vertice dell’esperienza umana.
 
Concetto questo meglio espresso e condensato nella formula del Concilio di Calcedonia riferita alle due nature umana e divina di Cristo unite nella sua unica persona, ma che si adatta perfettamente a descrivere anche il concetto di unità/diversità dell’uomo e della donna: “Unione senza confusione e distinzione senza separazione”. In altre parole l’uno non può fare a meno dell’altra, poiché soltanto INSIEME costituiscono l’unità inscindibile a immagine e somiglianza di Dio che è, appunto, Uno e al contempo Trino.
 
In fin dei conti, considerando il fatto che “non è bene che l’uomo sia solo”, scapoloni, latin lover ed eterni indecisi, forza e coraggio: sposatevi, amate e morite per le vostre mogli! Se non altro, per dirla ironicamente, sappiamo di che morte dobbiamo morire.