Storia della mistica Caterina Emmerick

Don Marcello Stanzione è l’autore del libro Anna Caterina Emmerich. Tra visioni di santi, angeli e anime del Purgatorio, edito dall’editrice Gribaudi di Milano.  L’otto settembre del 1774 a Plamsche viene alla luce Anna Caterina Emmerick, l’evento fu annunciato da un volo di bellissime colombe bianche che nessun contadino della zona possedeva. E’ interessante sottolineare che in questo giorno la Chiesa cattolica celebra la nascita della Madonna.

Ella fu battezzata nella chiesa parrocchiale di San Giacomo a Cohesfeld, durante la cerimonia, come ella stessa racconta ella vide Maria con il Bambino Gesù che le donò un anello simbolo del suo fidanzamento spirituale con il Figlio di Dio. Inoltre la piccola vide presenti al rito del battesimo il suo angelo custode e le sue due sante patrone protettrici: Santa Anna e santa Caterina.

A 7 anni, la bambina sperimentò profondamente la presenza di Dio e dopo questa effusione di luce soprannaturale iniziò a dedicarsi alla preghiera notturna: ogni notte si destava dal letto e pregava alcune ore con il suo angelo custode, talvolta rimaneva in meditazione fino all’alba.

Per svegliarsi durante la notte e pregare insieme al suo celeste protettore o alle Anime del Purgatorio, usava una pietra come cuscino, una tavola di legno come materasso e inoltre portava una corda piena di nodi intorno alla vita. Tutto ciò serviva a rendere il suo corpo indifferente alle sofferenze e pronto ad espiare per le Anime dei trapassati.

Annetta fin da bambina si allenò in una dura penitenza rifiutando tutto ciò che poteva piacere a una fanciulla della sua età, ad esempio spesso deponeva sull’altarino della sua stanza le mele e altra frutta che avrebbe dovuto mangiare dicendo: “Io lo dono a te, mio Dio, affinché tu lo possa donare ai più poveri e agli affamati”.

Fin da piccola prese volentieri le pene ed i bisogni degli altri su di sé espiandone le colpe con preghiere continue e dure penitenze. Quando sarà adulta spesso nell’assistere i moribondi chiedeva al Signore che mitigasse le loro sofferenze inviando a lei i loro patimenti.

Annetta aveva un particolarissimo affetto per le Anime del Purgatorio. Ancora fanciulla, con gli occhi dell’anima si vide trasportata dal suo angelo custode nel Purgatorio, l’angelo le mostrò quali grandi sofferenze pativano le Anime purganti. Dopo una fortissima preghiera interiore per quelle anime, la fanciulla sentì spesso le loro parole riconoscenti: “Io ti ringrazio!”.

Quando fu grande, alla gente incuriosita che le domandava perché offrisse tante preghiere e tante espiazioni, Anna Caterina così rispondeva: “Non posso dire chi mi ha insegnato ciò, ma il motivo è legato alla sofferenza del mondo.

Ho sempre percepito che tutti siamo un solo corpo con Gesù Cristo, perciò sono cosciente di dover partecipare con le mie sofferenze al dolore altrui. Fin dall’infanzia ho supplicato il buon Dio di darmi le sofferenze dei peccatori affinché potessi pagare le loro colpe e le loro afflizioni. Pregai intensamente il Bambino Gesù di esaudirmi in questa supplica e, presto, dopo tali preghiere, sentii sul mio corpo e nella mia anima i dolori dei sofferenti”.

La sua intensa vita di preghiera non le impediva anche un’intensa operosità: aiutava per tutto il giorno la madre nei servizi domestici, a mungere le pecore e nel duro lavoro dei campi, spesso le sue sorelle maggiori erano ammalate e Annetta doveva svolgere anche il loro lavoro. Approfittava del tempo del lavoro anche come tempo di orazione mentale in modo particolare quando portava le pecore al pascolo era felice perché contemplava intensamente il mondo soprannaturale.

Con la contemplazione delle parole del “Credo”: “Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra”… vedeva l’immagine della creazione invisibile: le miriadi di spiriti celesti, la loro natura e la loro caduta. La bambina raccontava le sue esperienze mistiche agli amici e alla famiglia, lasciandoli meravigliati; gli stessi ritenevano che Annetta avesse appreso quelle cose così superiori alla sua età da qualcuno o da un libro. Una volta, a scuola, rispose ad una domanda del Catechismo rifacendosi alle sue visioni, ovviamente divenne subito oggetto di scherno da parte della classe ed il maestro l’ammonì a non dire mai più simili “stravaganze”.

Da allora la piccola, per prudenza, imparò a tacere e comprese che le sue contemplazioni, dono della grazia divina, dovevano rimanere riservate nell’intimità della sua anima. Quando pascolava il gregge, riceveva frequentemente le apparizioni di Gesù, della Madonna, del suo angelo custode, di san Giovanni e di altri santi, ed era convinta che anche gli altri cattolici possedessero normalmente questa facoltà spirituale. Ella considerava Gesù come suo fratello, Maria come sua Madre, l’angelo custode ed i santi come suoi amici intimi.

Fin dall’infanzia, Anna Caterina si sentì fortemente attratta dal convento dell’Annunziata di Cohesfeld dove il suo papà a causa di un voto fatto offriva ogni anno un vitello grasso. Quando il padre portava l’offerta al convento le suore lo esortavano a far entrare in clausura la sua Annetta e la bambina diceva che con piacere sarebbe rimasta in convento invece di ritornarsene a casa.

Ogni giorno il rintocco delle campane la riportavano al convento dell’Annunziata. Anna Caterina non aveva ancora sei anni quando iniziò a vedere il diavolo. Ovviamente Satana era urtato per tanta santità e cercava di ostacolarla. La veggente fu infatti esposta ai duri assalti del maligno e se il suo angelo custode era la sua particolare guida così satana divenne il suo più accanito avversario. Questi cercò di terrorizzare la fanciulla manifestandosi sotto molteplici aspetti terrificanti perché in tal modo voleva impedire le orazioni notturne e le offerte espiatorie della stessa. Dio in queste difficili situazioni le inviò il suo angelo custode: frequentemente Anna intravedeva una luce magnifica dalla quale si stagliava la radiosa bellezza dell’angelo.

Era trasparente ed indossava un abito luminoso; l’angelo allora le si avvicinava e le insegnava la dottrina spirituale. L’angelo custode aveva una duplice missione nei suoi riguardi: innanzitutto guidare la sua anima nell’aldilà e in seguito vegliare sulla sua innocenza battesimale affinché non si macchiasse di alcuna colpa. Anna rimase sempre attenta agli insegnamenti del suo angelo e grazie a lui si inoltrò sempre più in una via di santità.

La ragazza, grazie alla mediazione angelica, possedeva la conoscenza interiore dei segreti della natura e sapeva riconoscere le erbe curative da quelle dannose. In tal modo Dio aveva elevato l’anima di Anna alla conoscenza dei misteri che solo gli angeli possono penetrare. Infatti, a livello culturale umano, essa frequentò la scuola solo per un brevissimo tempo perché allora non esisteva l’obbligo di frequenza ed inoltre la campagna comportava un grande lavoro sia per gli adulti sia per i bambini. Secondo le testimonianze Anna non sapeva scrivere perché aveva frequentato solamente per quattro mesi la scuola di Plamsche eppure ella grazie all’angelo sapeva leggere.

A sette anni Anna Caterina fu ammessa al sacramento della Confessione e il sacerdote dopo averla ascoltata le disse: “Bambina mia tu non hai mai commesso nessun peccato mortale!”.

Ritornando a casa non comprò il pane bianco come si usava fare in Germania per festeggiare la prima confessione, ma regalò i soldi ad un povero affinché Dio potesse perdonarle i peccati. Infatti il timore di cadere nel più piccolo dei peccati la indirizzò a grandi vette spirituali. Dopo la prima confessione iniziò a parlare delle sue particolari rivelazioni al sacerdote, ma sua madre la rimproverava dicendo che erano delle illusioni.

A dodici anni, nel 1786, ricevette la prima Comunione ed ella vide amministrare il Santissimo Sacramento dal suo angelo custode. Durante la Messa di prima Comunione Anna Caterina vide santa cecilia che le parlò del martirio e la scorse mentre visitava papa Urbano nelle Catacombe, quel papa che veniva alimentato dagli angeli con la manna celeste.

All’indomani della sua prima Comunione trovò nel baule dei vestiti dei panini delicatissimi come simbolo di benedizione dall’Alto. In seguito la fanciulla iniziò a portare il cilicio e indossava una sottoveste di tessuto molto grossolano che le irritava la pelle. Quando più tardi entrerà in convento ella fu costretta a diminuire queste mortificazioni perché il suo confessore non glielo consentiva. Il testo di don Marcello Stanzione che si legge tutto di un fiato per la sua interessante gradevolezza presenta i numerosi contatti mistici e le visioni che la beata ebbe con i santi, gli angeli e le anime del purgatorio.

Fonte: Zenit