Terremoto alla Pontificia accademia per la vita. Con repulisti dei non allineati – di Sandro Magister

paglia1Come anticipato il 13 ottobre da Settimo Cielo, domani (27 ottobre, ndr)non sarà il cardinale Robert Sarah a inaugurare il nuovo anno accademico del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. La prolusione la terrà papa Francesco. E non si recherà lui nella Pontificia università Lateranense, ma riceverà i membri dell’istituto in Vaticano, nella Sala Clementina, alle ore 11.

Il clamoroso cambio di persona è stato letto da tutti come il via ufficiale di un nuovo corso per l’istituto, in linea con le “aperture” di Jorge Mario Bergoglio e sotto l’impulso del suo nuovo gran cancelliere, che da metà agosto è monsignor Vincenzo Paglia.

Intanto però, nella contigua Pontificia accademia per la vita, consegnata anch’essa dal papa alle cure di monsignor Paglia, il repulisti dei membri non allineati è già alle viste.

A norma dell’art. 5 § 2 dello statuto, i membri ordinari, tutti di nomina pontificia e quasi tutti nominati da Giovanni Paolo II, sono in carica ininterrottamente fino a 80 anni, e quindi sono inamovibili.

Ma monsignor Paglia avrebbe già ottenuto dal papa il via libera a cambiare lo statuto, riducendo a 5 anni o poco più il loro mandato, come già ora avviene per i membri chiamati “corrispondenti”. E si appresterebbe a far valere come retroattiva la nuova norma.

Tra gli accademici di chiara fama che rischiano la cacciata vi sono ad esempio l’austriaco Josef Maria Seifert e l’inglese Luke Gormally, colpevoli entrambi di aver pubblicato critiche radicali dell’esortazione postsinodale “Amoris laetitia”.

Tra i cardinali membri sono in bilico Carlo Caffarra, che fu anche il primo preside del Pontificio istituto Giovanni Paolo II, e Willem Jacobus Eijk, che è arcivescovo di Utrecht e presidente della conferenza episcopale olandese ma è anche medico e teologo moralista di valore, colpevoli anch’essi di aver criticato “Amoris laetitia” e forse più ancora di aver firmato la famosa lettera dei tredici cardinali che fece infuriare papa Francesco all’inizio dell’ultimo sinodo.

Pericolanti sono anche i membri più impegnati con i movimenti per la vita, a cominciare dalla battagliera guatemalteca-statunitense Maria Mercedes Arzu de Wilson, di cui si ricorda l’aspra polemica con monsignor Rino Fisichella, all’epoca presidente della Pontificia accademia per la vita, per un articolo da questi scritto su “L’Osservatore Romano” molto comprensivo riguardo all’aborto di una madre-bambina brasiliana.

Un diverso destino, di riconferma, si prevede invece per altri membri dell’accademia sì scientificamente qualificati, ma dalle posizioni – in materia di bioetica – non proprio conformi al magistero della Chiesa, almeno a quello pregresso.

Uno di questi è ad esempio il senese Felice Petraglia, ginecologo ed editor-in-chief della rivista internazionale “Human Reproduction Update“, fondata da Robert Edwards, uno dei padri della fecondazione in provetta, e organo ufficiale della European Society of Human Reproduction and Embryology, che sostiene la fecondazione “in vitro”, la diagnosi e selezione genetica degli embrioni, le pillole abortive e altro simile.

E un altro è il ginecologo francese Charles Chapron, amico di Petraglia, membro di diverse società internazionali di ostetricia e ginecologia anch’esse favorevoli a quanto sopra, e nonostante ciò ammesso come membro corrispondente dell’accademia.

Un escamotage al quale Paglia sta lavorando, per associare membri di tal genere alla Pontificia accademia per la vita e per includerne altri negli anni a venire, sarebbe quello di togliere dallo statuto quanto previsto all’art. 5 § 4 lettera b:

“I nuovi Accademici sono invitati a sottoscrivere l’Attestazione dei Servitori della Vita, con la quale si impegnano a promuovere e difendere i principi circa il valore della vita e della dignità della persona umana, interpretati in modo conforme al Magistero della Chiesa”.

Con ciò, sarebbe spianata la strada per chiamare a far parte della Pontificia accademia per la vita anche Angelo Vescovi, molto legato a Paglia da quando questi era vescovo di Terni e lo aiutò a insediare in città la sede centrale di una sua creatura, la Fondazione Cellule Staminali.

Vescovi non è cattolico e partecipò alla campagna referendaria del 2005 per difendere la legge 40, fortemente voluta dal cardinale Camillo Ruini. Ma, a parte ciò, non ha mai brillato per la difesa pubblica della vita umana nei circoli scientifici di cui è membro, tra i quali è nota la sua posizione ambigua sulle questioni delle cellule staminali embrionali.

 

Fonte: Settimo Cielo