Ucciso l’ambasciatore statunitense in Libia: la Santa Sede preoccupata per il clima di violenza

Il Cairo, 12. L’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, Christopher Stevens, un funzionario e due marines sono rimasti uccisi nell’attacco di ieri sera contro il consolato americano a Bengasi. Le agenzie di stampa internazionali sostengono che l’ambasciatore e gli altri tre americani siano stati uccisi da un razzo esploso contro la loro vettura. Secondo le autorità libiche le vittime sono morte all’interno del consolato.
 
 

Il viceministro dell’Interno libico, Wannis Al Sharef, responsabile dell’area orientale del Paese, ha confermato che il bilancio delle violenze è di quattro morti e 14 feriti.Scintilla della protesta che ha provocato l’assalto alla rappresentanza diplomatica statunitense a Bengasi — nel giorno dell’anniversario degli attacchi dell’11 settembre — è stata la diffusione di un film, Innocence of muslims, prodotto da un gruppo di copti residenti in California e ritenuto offensivo dell’Islam. Nel condannare «lo scellerato attacco» e nel ricordare i cittadini statunitensi rimasti uccisi, il presidente Barack Obama ha ribadito l’impegno della sua amministrazione a respingere ogni tentativo di denigrare la religione altrui.Di violenza inaccettabile ha parlato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, in una dichiarazione ai giornalisti. «Le conseguenze gravissime delle ingiustificate offese e provocazioni alla sensibilità dei credenti musulmani — ha detto — sono ancora una volta evidenti in questi giorni, per le reazioni che suscitano, anche con risultati tragici, che a loro volta approfondiscono tensione e odio».

La Santa Sede segue la situazione momento per momento, preoccupata da un clima di violenza che va in direzione opposta a quello dell’imminente viaggio di Benedetto XVI in Libano, ha commentato a margine padre Lombardi.

«Il messaggio di dialogo e di rispetto per tutti i credenti delle diverse religioni che il Santo Padre si accinge a portare nel prossimo viaggio in Libano — ha concluso il direttore della Sala Stampa della Santa Sede — indica la via che tutti dovrebbero percorrere per costruire insieme la convivenza comune delle religioni e dei popoli nella pace».