Un business che è la fine del mondo – di Massimo Introvigne

Nei giorni intorno al 21 dicembre 2012 – prima interessato, poi divertito, quindi francamente infastidito -, come tutti i miei colleghi sociologi delle religioni e specialisti di nuovi movimenti religiosi e del New Age, ho dovuto rispondere a numerose interviste sulla fine del mondo, il calendario Maya, e gli esaltati che secondo i giornalisti si dirigevano verso qualche remoto villaggio – da Bugarach sui Pirenei a Cisternino in Puglia – per sfuggire all’Apocalisse.

 

Alcune domande erano intelligenti, altre superficiali e alcune del tutto stupide. Ora che non solo – evidentemente – il mondo non è finito, ma neppure nei variopinti ambienti dei nuovi movimenti religiosi e del New Age il 21 dicembre è successo nulla di particolarmente rilevante, vorrei condividere con i lettori alcune delle risposte sul tema che ho dato a giornalisti di diversi Paesi e che, senza concertazione previa, assomigliano parecchio a risposte analoghe di altri colleghi che sono specialisti delle stesse materie.

1. Quante «sette» aspettavano la fine del mondo per il 21 dicembre 2012? La risposta esatta è: neppure una. I nuovi movimenti religiosi – termine che gli specialisti preferiscono a «setta», in quanto implica di meno un giudizio di valore dispregiativo – nel mondo sono decine di migliaia. Non pretendo di conoscerli tutti, ma dirigo un centro, il CESNUR, che da oltre vent’anni li monitora in numerosi Paesi, ed è in contatto con altri centri internazionali che li studiano. Affermo, credo senza peccare di presunzione, di conoscere la gran parte dei nuovi movimenti religiosi. Bene: non uno solo di questi movimenti attendeva la fine del mondo per il 21 dicembre 2012.

2. Ma «qualcuno» aveva previsto la fine del mondo per il 21 dicembre 2012? Risposta: «fine del mondo» non è un’espressione univoca, può essere la fine di tutto o solo di un’epoca o di un ciclo. Comunque sia, un’interpretazione del tutto cervellotica e falsa delle teorie astrologiche dei Maya, contestata sia dagli specialisti accademici dei Maya sia dalle popolazioni che dai Maya direttamente discendono, prevedeva la fine del mondo come lo conosciamo per il 21 dicembre 2012. Si sa esattamente chi è all’origine di questa interpretazione: un docente universitario di storia dell’arte – senza specifiche credenziali quanto allo studio dei Maya – statunitense di origine messicana, José Argüelles (1939-2011). Argüelles non dava necessariamente un senso negativo alla fine di «questo» mondo – forse sarebbe nato un mondo migliore – ma alcuni suoi discepoli hanno insistito sulle catastrofi. Ci sono stati diversi autori che hanno pubblicato libri di successo sul 2012, da Patrick Geryl in Olanda a Roberto Giacobbo in Italia. Hanno certamente guadagnato delle belle cifre con questi libri, ma i loro lettori non hanno formato nessun movimento o «setta».

3. È vero che il New Age aspettava la fine del mondo per il 21 dicembre 2012? È falso. Il New Age non è un movimento religioso a cui nome qualcuno possa parlare. È una corrente informale dove circolano tante idee e tanti libri. Certamente qualcuno ha letto anche i libri sul 2012. Tuttavia le organizzazioni di servizio rappresentative del New Age – i grandi centri culturali, le comunità – non hanno messo in atto alcuna specifica iniziativa per quella data. Personalmente conosco un certo numero di persone che si definiscono «New Ager» – benché la corrente come tale da qualche anno sia in crisi – e nessuna di loro aspettava alcunché di particolare per il 21 dicembre. Diverso è dire che negli ambienti New Age si è in attesa di grandi trasformazioni, derivanti anche da particolari circostanze astrologiche. Ma questo succede dal 1962, non dal 2012.

4. Ma perché tante persone si sono radunate a Bugarach o a Cisternino? La verità è che non si sono radunate, o se si sono radunate non aspettavano la fine del mondo. Temendo fenomeni di esaltazione collettiva il governo francese ha limitato l’accesso alla zona di Bugarach e tenuto il conto preciso di chi ha pernottato negli alberghi e nei camping della zona. Bene: il 75% di costoro erano giornalisti, venuti da tutta Europa, dal Nord America e perfino dal Giappone, che hanno finito per intervistarsi a vicenda, benché naturalmente ci fosse anche qualche autore di libri sulle profezie in cerca di pubblicità gratuita. Quanto a Cisternino, l’unica cosa certa è che è la sede di una comunità neo-induista, ma l’atmosfera il 21 dicembre era piuttosto quella di una sagra paesana con fuochi d’artificio e vendita di orecchiette e salsicce, qualche cosa che ricordava più una promozione turistica bene organizzata che l’attesa della fine del mondo.

5. Lei ci dice che era tutta una bufala: perché ne ha parlato il mondo intero? Perché il potere della cultura popolare è immenso. La diffusione del mito si deve in gran parte al film «2012», uscito nel 2009, di Roland Emmerich, un regista che tra l’altro è personalmente interessato alla religiosità alternativa e alle profezie. E da allora della storia dei Maya si sono impadroniti i fumetti, la televisione, la pubblicità. È diventato un grande luogo comune. Ma moltissimi lo hanno trattato in modo scherzoso.

6. La fine del mondo come scherzo, dunque? Da una parte gli scherzi sono terapeutici, esorcizzano le nostre paure. Dall’altra il rischio è che gli scherzi sul 2012 facciano perdere di vista due cose. La prima è che il tema della fine del mondo nelle grandi religioni è un tema molto serio. La Chiesa Cattolica condanna il millenarismo, che pretende di conoscere il giorno e l’ora della seconda venuta del Signore, ma crede fermamente in questa seconda venuta e sa che la storia un giorno finirà. La seconda è che messaggi di ben altro spessore – pensiamo alle apparizioni mariane che la Chiesa riconosce o almeno esamina e studia – ci parlano della nostra epoca e degli anni che devono venire come densi di straordinarie trasformazioni, positive e negative. Queste idee sono diffuse anche fuori della Chiesa e non derivano sempre e necessariamente da premesse infondate o folli. Il rischio è che la bufala del 21 dicembre 2012 le squalifichi tutte.

 

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana