Una fetida e costosa dark room di Stato. Il caso Unar svela la perversione dei circoli gay – di Andrea Zambrano

anddosLo Stato italiano sta pagando un’enorme dark room, dal Piemonte alla Sicilia passando per Roma e Milano, in cui il proibito del sesso gay diventa realtà, persino la prostituzione, lo scambismo e la promiscuità più sfrenata. Lo scoop delle Iene, che ha portato alla luce lo spettro della prostituzione gay e l’esistenza di circoli only gay affiliati ad un’associazione beneficiata da oltre 55mila euro dell’Unar, l’ufficio anti discriminazioni della Presidenza del Consiglio, ha mostrato una scomoda verità: con la scusa della battaglia contro la discriminazione degli omosessuali, per la quale l’Unar ha emesso un bando, si fanno vivere quei privé mascherati da circolo culturale per non pagare le tasse.

Ma il problema non è meramente economico. Ieri la vicenda andata in onda con tanto di telecamera nascosta sulle reti Mediaset ha coinvolto la politica, e non poteva essere altrimenti. Con il senatore di Idea Carlo Giovanardi che ha tuonato contro l’Unar pretendendo dal Governo spiegazioni su come i soldi dei contribuenti vengono elargiti a tutte quelle associazioni che con la scusa dell’antidiscriminazione verso i gay, in realtà si occupano di ben altro.

Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni ha chiesto addirittura la chiusura dell’ufficio governativo, nato per combattere le discriminazioni razziali ma che negli anni ha preso via via una precisa connotazione omosessualista e gender oriented con la scusa della promozione culturale. M5S, Forza Italia e altri partiti hanno protestato.

Ma anche i movimenti pro family di Gandolifni e pro life come Pro Vita. Così la Bochi ha sospeso in autotutela il finanziamento e Spano si è dimesso. Ma la vicenda, è chiaro, non può finire qui.

Secondo Giovanardi è il Sottosegretario Maria Elena Boschi a doversi presentare in Aula per spiegare come sia possibile che la Presidenza del Consiglio tramite l’Unar finanzi Circoli dove si “pratica la prostituzione e ogni tipo di aberrazioni sessuali” chiedendo “nel frattempo di bloccare i finanziamenti pubblici se non ancora erogati”.

Il riferimento è ai 55mila euro ottenuti a novembre da un’associazione di area, la Anddos, Associazione Nazionale contro le discriminazioni di orientamento sessuale.

Anche perché l’Unar per legge dovrebbe occuparsi soltanto di discriminazioni razziali ed etniche, ma nel tempo ha iniziato anche a seguire il filone omo.

E Anddos è beneficiaria di quei soldi erogati dall’Unar sulla base di specifici progetti presentati con la scusa dell’antidiscriminazione. Il servizio delle Iene invece mostra che in uno dei circoli affiliati alla Anddos si pratica la prostituzione gay. Ma andiamo con ordine.

Si tratta di un bando di oltre 900mila euro dell’Unar diviso per categorie. La prima si riferisce a progetti nel campo dell’accoglienza ai migranti per la prevenzione delle discriminazioni etnico-razziali, la seconda a progetti riservati ai rom e ad altre minoranze.

Ma è con il terzo settore, quello classificato come C che l’Unar si apre al finanziamento a quelle realtà che promuovono l’omosessualismo in chiave di affermazione dei diritti Lgbt. All’Arcigay di Roma vanno 20.000 euro, alla lista Lesbiche Italiane 13.000 Euro, l’Arcigay nazionale 74.430, l’Lgbt Mit 75.000, il Cirses, finanziato pure dalla Regione Lazio, con altri 75.000, tutte associazioni collegate al mondo Lgbt.

E nell’elenco compare anche la Anddos beneficiaria di 55mila euro. Con quale progetto? Questo sarà l’interpellanza apposita a chiarirlo con una richiesta di acceso agli atti.

 

Intanto si chiarisce qual è il nesso tra la Anddos e le dark room del sesso gay. Di fatto la Anddos funziona come “collettore”, affiliando tutti quei locali per gay che hanno tutti una caratteristica comune: sono circoli culturali e vengono presentati spesso come saune.

Sul portale di Anddos alla voce circoli si vede in primo piano due uomini nudi in sauna e la scritta accattivante e per nulla ambigua: “I circoli Anddos sono luoghi sicuri, pensati per il tuo benessere,  dove potrai condividere esperienze, trovare accoglienza, manifestare appieno la tua sessualità ed essere pienamente te stesso“.

Che cosa ci sia di culturale in una “dark sauna” è presto detto. Manifestare appieno la sessualità è frase abbastanza esplicita per un sito del genere. Ci manca solo il cartello: “qui, sesso gay!”.

Nel portale della Anddos compaiono, divisi per regione tutti i circoli del proibito. I quali in questo modo svolgono un’attività ludico-commerciale con la scusa dell’attività culturale. Per pagare meno tasse, certo.

Ma anche perché, come detto dall’anonimo intervistato dalle Iene “qui le donne non entrano e neanche la Polizia e l’unica cultura e quella che si fa col cul…”. Bisogna soltanto associarsi, cioè iscriversi all’Anddos, che è dunque l’unico lasciapassare per entrare nel club del proibito gay.

Tutti circoli, presentati con nomi altisonanti e accattivanti, hanno l’obbligo di essere associati ad Anddos e così anche i loro fruitori. Insomma: gay e soprattutto iscritti ad Anddos.

Ed è in uno di questi circoli sparsi in tutt’Italia che la Iena Filippo Roma è entrata constatando come al suo interno l’unica attività culturale sia quella del sesso, promiscuo o a pagamento.

Pizzicando qua e là, dalla Liguria alla Campania infatti tutti i circoli vengono presentati in questi modi:

Iscriviti al nostro circolo per divertirti, rilassarti, conoscere altri ragazzi, in un luogo sicuro e privo di discriminazione di ogni genere. Il nostro circolo offre 800 mq di locale ricavato da una vecchia fabbrica situata nel semi interrato al centro della città, offre un ambiente molto soft illuminato con candele e luci soffuse che avvolgono chi la frequenta in un’atmosfera calda e accogliente. Ambienti con musica diffusa curata e scelta in modo minuzioso da un cultore del settore. 400 mq di labirinto molto curioso e una serie di cabine e dark sparse per la struttura, due sling room e… . L’ingresso è riservato ai soci Anddos.

A che cosa servono i labirinti? Che cosa siano invece le dark, è presto detto. Trattasi di stanze buie dove all’insegna della promiscuità più perversa ci si incontra, si fa sesso e neanche ci si saluta.

Mentre per quanto riguarda le sling room, rimandiamo alla prudenza del lettore dopo una semplice ricerca su Google.

Così come, rivolgersi a internet, (qui siamo in un circolo del sud Italia) il “mega lettone glory hall”, dove la pratica, oscena, è spesso frequentata.

In sostanza: non è la Anddos che pratica la prostituzione, come si potrebbe pensare, ma la Anddos è l’etichetta sotto la quale si celano centinaia di piccoli club privati, che fanno business col sesso gay.

Nel frattempo, mentre la Anddos “garantisce” ai club il timbro della antidiscriminazione, l’associazione presenta la sua faccia istituzionale come benemerita per la causa omo.

Si tratta di un’associazione giovane, nata nel 2012 nata da una costola dell’Arcigay  che con Arcigay è affiliata e collabora, ma che ha al suo attivo già una 70ina di circoli sparsi per l’Italia. In pratica chi ha la tessera di Anddoss può entrare nei circoli Arcigay e viceversa.

Ma Andoss è anche molto attiva sul fronte istituzionale e politico. Ne è prova la vicinanza tra la stessa Anddos e il direttore dell’Unar, quel Francesco Spano che nel servizio con le Iene nega di essere iscritto all’associazione beneficiata dal suo stesso ente, ma che alla domanda, se la svigna senza dare ulteriori spiegazioni.

Ieri, dopo la messa in onda del servizio Spano non ha replicato, si è solo dimesso, ma se non si ha ancora la certezza che il funzionario non sia iscritto, di sicuro conosce questa realtà.

Lo dimostra la foto scovata da Mario Adinolfi del Popolo della Famiglia, che per primo l’anno scorso aveva denunciato l’esistenza di dark room mascherate da centri massaggi. L’immagine raffigura lo stesso Spano con il presidente della Anddos nel corso dell’inaugurazione della nuova sede dell’associazione la scorsa primavera. Spano, si legge nell’articolo, aveva visitato i locali nella sua veste di direttore dell’Unar.

 

Ma i sospetti sull’ormai ex direttore non si fermano qui.

Giovanardi ha chiesto al Governo con quali criteri sia stato scelto Spano alla guida dell’Ufficio. Anche perché non è dipendente pubblico, ma esterno alla Presidenza del Consiglio.

Per quali credenziali Spano è stato scelto? Se lo chiedono in molti ora anche a giudicare dal suo curriculum. Avvocato presso il foro di Grosseto, Spano ha collezionato numerosi incarichi in ambito universitario come docente di Master alla Sapienza di Roma, responsabile del Dipartimento per le politiche per il dialogo interculturale, consulente dell’agenzia dell’Onu Unicri e coordinatore della consulta giovanile nazionale per il pluralismo religioso e culturale.

Ma è nell’ambito religioso che ha collezionato il maggior numero di incarichi: oltre ad essere stato direttore del centro culturale della sua Diocesi di Pitigliano e Orbetello, Spano si è occupato di corsi di liturgia e pastorale del matrimonio, di diritto ecclesiastico, di pastorale liturgica e libertà religiosa.

Dal curriculum sembra provenire dal mondo cattolico. Eppure da direttore dell’Unar sostiene le tesi dell’omosessualismo. “Sembra di rivedere in fotocopia – è lo stesso sospetto di Giovanardi –  la vicenda di Benedetto Zacchiroli chiamato recentemente a ricoprire l’incarico di responsabile dei rapporti con il mondo cattolico, notoriamente militante del circolo Gay il Cassero di Bologna” e che in una intervista a l’Espresso si è definito teologo gay.

Insomma: soldi, incarichi, prebende, diffusione di ideologie mascherate da diritti. Ce n’è abbastanza per una storiaccia tipica all’italiana.

Senza dimenticare il ruolo svolto dall’Unar che sta acquisendo sempre più potere nella diffusione della gender theory e dell’omosessualismo, ma che in realtà, come ampiamente dimostrato dallo stesso Giovanardi e da Eugenia Roccella non avrebbe nessun titolo per occuparsi di diritti gay e cultura Lgbt.

Se è un regolamento di conti all’interno del mondo gay o l’inizio di uno scandalo sarà il tempo a dirlo.

Quel che è certo è che il Governo quest’anno ha dato almeno 400mila euro di finanziamento a realtà che, almeno nel caso di Anddos, mostrano tutta la loro ambiguità e nel caso di lista Lesbiche Italiane, che di soldi ne ha ricevuti 13mila, tra le altre cose si occupa anche di cruising, cioè fare agenzia di incontri tra le Saffo che frequentano il portale. Anche questa sarà cultura?

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana