Politica anti-Covid ultimo atto. L’ordine di scuderia ora è di segregare i non vaccinati

Dopo le infruttuose campagne denigratorie contro gli ignoranti, mal’informati e irresponsabili italiani che non intendono sottoporsi alla vaccinazione, si è messo in campo un ulteriore piano per abbattere le resistenze degli irriducibili. E’ un’idea venduta e ribattuta come geniale, è nientemeno che l’apartheid vaccinale

Chissà se i nostri politici si sono ispirati a quella razziale o se è solamente un’inconsapevole conferma della verità che leggiamo nell’Ecclesiaste quando afferma che nihil sub sole novi, non c’è nulla di nuovo sotto il sole.

Senza addentrarci nella filosofia e scomodare Giambattista Vico, anche perché riesce difficile collocare questo attuale in uno dei tre stadi da lui ipotizzati, (infatti noi siamo veramente in un’epoca del tutto originale) andiamo, per brevità, a leggere sul sito dell’autorevole Treccani cosa comportò, ad esempio, il Sistema di dominazione dei bianchi sui neri negli USA: separazione fisica nella vita sociale, segregazione nelle scuole e sui mezzi pubblici, confinamento dei neri in alcuni settori occupazionali a basso reddito e la loro esclusione dal voto.

Occorse un secolo dal suo esordio perché tale Sistema fosse dichiarato incostituzionale, un tempo che sarebbe disutile per noi che tra cento anni non ci saremo più e verremo ricordati dalle generazioni future con lo stesso disprezzo con cui adesso giudichiamo quegli eroi negativi americani. E ciò a maggior motivo in quanto, a differenza di quelli, non siamo stati deportati come schiavi dall’Africa, la schiavitù ce la siamo guadagnata in patria con le nostre scelte politiche e ideologiche dissennate.

Che questo sia uno sberleffo della Storia per non esserci opposti a suo tempo alle leggi razziali contro gli ebrei?

Tuttavia la maggioranza degli italiani concorda pienamente con le decisioni che vengono imposte, e lo fa con la stessa fiducia con cui si consolava un anno fa cantando sui balconi e appendendo bandiere arcobaleno con la scritta andrà tutto bene. Poco importa se invece andò tutto male, come la logica voleva e la Storia insegnava, perché ci si era completamente dimenticati di chiedere soccorso a Dio. E su questo da subito siamo stati, purtroppo, buoni profeti. (qui)

Infatti in ben pochi capirono sin dal marzo dell’anno scorso che gli ottimisti stavano come Pinocchio sul carro che lo portava nel paese dei balocchi. Anche lui e Lucignolo si fidarono del cocchiere, ma la cuccagna rivelò il suo scopo solo quando furono trasformati negli asini che culturalmente erano già e senza l’intervento della fata Turchina sarebbero diventati pelle di tamburo.

L’argomento d’accusa mosso dai cattolici vaccinati, che sono i più agguerriti contro i loro fratelli di fede riottosi a farsi inoculare la salvifica sostanza che aprirebbe le porte alla libertà, è di formare una schiacciante minoranza di cattonovax e cattoscemi (neologismi inventati ad hoc). Ma coloro non si rendono conto di addurre motivazioni che sono in realtà dei veri e propri autogol.

Difatti l’eminente linguista, lessicografo, accademico e saggista Tullio De Mauro attraverso i suoi studi rilevò alcune emergenze sociali assolutamente trascurate, come l’analfabetismo, che suddivise in strumentale, funzionale e di ritorno,  osservando che circa due terzi dell’attuale popolazione italiana riesce a fatica a comprendere ciò che legge e,  alla prova della comprensione,  dimostra di non averne estratto il significato. La conclusione di De Mauro fu che la percentuale di italiani che ha una comprensione dei discorsi politici o che capisce come funzioni la politica è inferiore al 30% e chiarì tale asserzione anche in alcune interviste. (quiquiqui)

Quanto poi ai cattolici, valgono le stesse percentuali sulla conoscenza e comprensione dei fondamenti della nostra fede. Nel maggio 2014 fu presentato in Senato il primo Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia. Lo studio fu coordinato del prof. Alberto Melloni, segretario della Fondazione Giovanni XXIII per le scienze religiose. Vi avevano lavorato una trentina di giuristi, teologi, storici, sociologi, educatori che, da diversi punti di vista, arrivarono alla sconsolante conclusione che l’analfabetismo religioso regna sovrano tra coloro che si definiscono credenti.

Le indagini condotte svelarono, ad esempio, che il 70% degli italiani ha in casa la Bibbia, ma solo il 29% ammette di leggerne ogni tanto una pagina. Molti non sanno chi dettò i dieci comandamenti, altri confondono Mosè con Gesù. (qui)

Come si può constatare i rapporti tra chi sa e capisce e chi invece no sono identici per i vari settori della cultura. Questo per rispondere alla protervia delle accuse di ignoranza rivolta alla minoranza che resiste alle imposizioni vaccinali.

Il problema di fondo risiede altrove. Va da sé che nessuna persona di buonsenso si oppone alla soluzione di un problema, una volta individuato però quale sia il vero problema a cui dare soluzione.

Non ci si vuole addentrare qui nella babilonia di affermazioni e smentite, ordini e contrordini, dati veri e falsi, che da troppi mesi creano confusione e incertezze destabilizzanti per qualunque mente razionale. E’ la gestione di tutta la pandemia che ha perso credibilità e serietà, a cominciare dall’incosciente ordine di scuderia sanitaria “tachipirina e vigile attesa” con cui è iniziata la malebolgia di questa pestilenza, il cui unico effetto (deliberato o casuale?) è stato quello di scatenare il  terrore nella popolazione con l’esibire per più giorni la colonna dei carri dell’esercito che trasportavano i morti alla cremazione.

Ma quale ruolo stanno svolgendo gli informatori sanitari e mediatici con il loro insopportabile martellamento, ormai orario, sull’evolversi del contagio? Quante notizie vengono omesse o sottostimate? Certo è che nessuno può smentire il fatto che queste vaccinazioni abbiano fruttato alle case produttrici dei vaccini decine di miliardi di euro/dollari, noi però vogliamo ipotizzare che, per la prima volta nella storia dell’umanità da quando esiste il denaro,  nessuno sia finito nel libro paga dei corrompibili.

La pensa invero in modo opposto il filosofo Giorgio Agamben, il quale dell’attuale congiuntura dà delle spiegazioni molto intriganti. Egli afferma che “sono saltati tutti i diritti politici e della convivenza civile, così che lo stato di emergenza ha sostituito la legge; che abbiamo un’informazione imposta in luogo del libero dibattito sulla verità; che la distanza, il sospetto e la discriminazione sono subentrate alla prossimità e alla fiducia; che tutti i principi della libertà e del diritto vengono meno” Val la pena di ascoltarlo direttamente in quanto è tra i pochissimi intellettuali autorevoli non asserviti al mainstream corrente.  (qui)

Un’altra voce solitaria si è alzata in questi gironi, questa volta tra le fila delle alte cariche ecclesiastiche, cioè quella dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Il suo è un appassionato invito ad “un’alleanza anti-globalista tra le Nazioni che intendono sottrarsi al giogo infernale della tirannide e affermare la propria sovranità.”

Invita perciò a “costituire un forum internazionale da tenersi quanto prima per difendere la società cristiana tradizionale, chiamando a raccolta le Nazioni credenti da oriente ad occidente per aderire ad un progetto comune sotto la Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, unico re e salvatore, principe della pace, sotto il motto in hoc signo vinces.” Afferma che “se indulgeremo ancora e non reagiremo organizzandoci in una resistenza ferma e coraggiosa questo regime infernale, che va instaurandosi ovunque, non potrà essere fermato.” (qui)

Lodevole e coraggiosa la chiamata alle armi di Mons. Viganò, ma resterà solo un’utopia se non faremo tesoro dell’insegnamento della storia bimillenaria della Chiesa, perché senza di me non potete fare nulla, ha detto il Signore (Gv 15,5). Lo comprese bene papa Gregorio Magno, che fu il primo a usare le sole armi della fede per sconfiggere la peste che nel 590 d.C.  affliggeva la città di Roma. Da allora, sul suo esempio, ogni calamità fu debellata con suppliche, penitenze e processioni recanti le reliquie dei Santi e il Santissimo. (qui)

Questo è mancato e manca: un vescovo che si metta a capo del suo popolo e lo guidi alla conversione, alla riparazione e alla penitenza per impetrare da Dio il perdono dei peccati propri e di quelli di tutta l’umanità. Perché così, da sempre, i veri credenti hanno sconfitto le pestilenze.

Paola de Lillo