Il grande nel piccolo

Misure ridottissime — due centimetri di lunghezza per uno di larghezza — per un messaggio infinito, perché è il messaggio salvifico. Non dovrebbe sorprendere, poiché contemplare ciò che è grande in ciò che è piccolo è proprio della dinamica cristiana. Eppure la Medaglia Miracolosa suscita sempre meraviglia. Mobilitò subito le masse, che le attribuirono il titolo di “miracolosa” proprio per le grazie che si riversavano quale frutto della devozione mariana.

 

Era la notte tra il 18 e il 19 luglio 1830 quando la Vergine apparve a Catherine Labouré, nella cappella parigina di Rue du Bac, preannunciandole la missione che le sarebbe stata affidata: coniare una medaglia secondo il modello che la Vergine le avrebbe mostrato. Nell’insieme l’apparizione mariana significò anche una previsione materna, una consolazione e un ancoraggio nella fede — quasi a sottolineare la modernità di Maria — in quanto avvisava dei subbugli che avrebbero attraversato la Francia, le cui strade e le cui piazze si sarebbero tinte di sangue. Di fatto, alcuni giorni dopo scoppiò la rivoluzione — le Trois Glorieuses — non senza una buona dose di violenza anticlericale, condivisa, dopo pochi decenni, dagli eventi della Comune di Parigi.

La medaglia fu coniata seguendo fedelmente quanto chiesto dalla Vergine alla novizia delle Figlie della Carità nell’apparizione successiva, il 27 novembre. Esempio di comunicazione efficacissima, l’insieme iconografico della medaglia è completamente estraneo alla pretesa crittografica dell’occulto e dell’enigma. Maria rivela, non nasconde; «con somma sapienza ha collocato sulla sua medaglia i segni più idonei a dire molte cose in pochissimo spazio», osserva Gino Ragozzino in La Medaglia Miracolosa. Una lettura esegetica (Padova, Messaggero, 2012, pagine 70, euro 6), un libretto — di nuovo il grande nel piccolo — che ripercorre interpretandolo ognuno dei dodici segni ispiratori. Un’autentica road map opportunamente documentata affinché il lettore, con una maggiore o una minore preparazione teologica, si addentri nel mistero della redenzione con la serenità e l’aspettativa di chi intraprende un viaggio importante. Un viaggio proprio dell’intelletto e della fede; vale a dire dalla conoscenza alla contemplazione.

La figura eretta dell’Immacolata domina il recto; dalle sue mani partono raggi di luce verso il basso; i suoi piedi — che schiacciano un serpente — poggiano su una semisfera; si legge l’iscrizione: O Marie, conçue sans peché, priez pour nous qui avons recours à vous («O Maria concepita senza peccato, prega per noi che a te ricorriamo»). Sul verso appaiono due cuori uniti: uno coronato di spine, l’altro trafitto da una spada; il monogramma con una M e una I in intrecciate; sopra la croce; attorno dodici stelle.

Tra le realtà espresse da questi segni si possono citare il prezzo della redenzione, la compassione della Vergine, Maria dispensatrice di ogni grazia, vincitrice del male, Madre e Regina, e il mistero dell’Immacolata Concezione. A quest’ultimo si ricollega di fatto la giaculatoria — un pressante invito alla preghiera — che, fatta dalla Vergine in pieno dibattito teologico dell’epoca su questo mistero mariano, anticipava la definizione del dogma dell’8 dicembre 1854: Beatissimam Virginem Mariam in primo instanti suae Conceptionis fuisse (…) praeservatam immunem.

In estrema sintesi, una faccia della medaglia mostra la figura luminosa dell’Immacolata che esercita il suo potere d’intercessione irradiando di grazie il globo terrestre; l’altra, l’intima unione tra la Madre e suo Figlio, il suo essere con Gesù nell’opera riparatrice della redenzione, plasmato — afferma Ragozzino — in «due cuori, uno stesso fuoco d’amore; due persone, la Madre e il Figlio, una sola croce».

Jean Guitton — citato nel libro — si riferiva all’efficace messaggio unitario della medaglia dicendo: «La prima faccia è un’immagine di gioia, ogni sorgente mirando a effondersi, ogni amore a suscitare amore. Ma se si gira la medaglia, allora si notano il segno della croce e i due cuori che soffrono insieme: così entriamo nell’intimità del primo mistero».

Il primo a certificare l’origine soprannaturale della medaglia fu il confessore di suor Caterina, Jean-Marie Aladel, che diede l’ordine di coniarla. Non erano ancora trascorsi tre anni e già milioni di fedeli l’aveva accolta e avevano sperimentato le sue grazie.

Tale origine soprannaturale fu riconosciuta dalla Chiesa nel 1894. Lo stesso anno Leone XIII autorizzò la festa di Nostra Signora della Medaglia Miracolosa e approvò il relativo ufficio della messa.

Maria scrisse sulla medaglia un trattato di mariologia in miniatura.

«Certamente ella — osserva Gino Ragozzino — non chiede che tale trattato sia letto e inteso da tutti nella sua interezza. Ella vuole soltanto che la medaglia sia portata “con confidenza”, ovvero con pieno affidamento a lei, Immacolata mediatrice di grazie. Ma da chi ne abbia capacità e intelletto ella si attende che il suo messaggio sia capito e accolto». Che è la ragione esplicita della pubblicazione di questo libro.

Fonte: L’Osservatore Romano

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